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NEWS ROOM Employer branding: perché il racconto dell’azienda deve iniziare da chi ci lavora

Employer branding: perché il racconto dell’azienda deve iniziare da chi ci lavora

Nel 2025, per attrarre talento, è sempre più importante che ci sia coerenza tra comunicazione e cultura interna. L’employer branding diventa così una leva strategica per raccontare, in modo autentico, chi si è davvero come organizzazione.

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Negli ultimi anni – e in particolare nel post pandemia – il mercato del lavoro ha attraversato un cambiamento profondo. Il potere contrattuale si è in parte riequilibrato e oggi sono le aziende a dover dimostrare di meritare l’attenzione dei candidati, non solo il contrario.

Se il web è pieno di consigli per migliorare il CV o riconoscere una red flag aziendale, scarseggiano i consigli rivolti alle imprese che vogliono attrarre (e trattenere) persone di valore. Eppure, nel 2025, comunicare bene non è abbastanza: per attrarre talento serve avere un piano HR solido la capacità di usare linguaggi credibili, coerenti e rilevanti per chi sta cercando un nuovo posto in cui lavorare.

Oggi i candidati si informano su social e Google prima ancora di inviare una candidatura, confrontano la credibilità dei brand e scelgono quelli in cui si riconoscono davvero. Le leve principali restano retribuzione e work-life balance, ma crescono l’attenzione per il benessere mentale, il rispetto e le possibilità di crescita. Tradotto: i contenuti aziendali devono passare dal monologo istituzionale alla conversazione chiara, coerente e utile.




 

Il contesto in tre numeri (che non possiamo ignorare)
 

Al di là delle percezioni, i dati mostrano chiaramente quanto la reputazione interna ed esterna influenzi attrattività, motivazione e performance. Questi tre indicatori aiutano a capire la portata del cambiamento in atto. 

 

  • Engagement ai minimi storici. Secondo il Gallup State of the Global Workplace, a livello globale l’engagement resta basso e l’Europa è fra le aree più in difficoltà (solo il 13% dei lavoratori si dichiara coinvolto e motivato nel proprio lavoro) un tema che impatta direttamente retention e performance. L’employer branding, se fatto bene, diventa un fattore di stabilità interna, non solo di attrazione esterna.










 
  • Gen Z e Millennial cercano senso e benessere. Secondo il Deloitte Gen Z & Millennial Survey 2025, il 94% dei Gen Z e il 92% dei Millennial dichiarano che avere uno scopo condiviso con l’azienda è una priorità, mentre quasi il 40% ha rifiutato offerte per incoerenza etica. Secondo Workplace Wellbeing, il 92% dei giovani vuole lavorare in ambienti che parlino apertamente di salute mentale, mentre il 77% dà più peso all'equilibrio vita-lavoro rispetto al solo stipendio.
  • La reputazione del datore di lavoro conta più di quanto pensi. Le migliori aziende italiane ottengono un Trust Index medio dell’84%, indice di forte legame interno e correlazione con la crescita e il 75% delle persone dichiara che la reputazione dell’azienda come “ottimo luogo di lavoro” è determinante nella scelta di candidarsi. (Great Place to Work Italia 2025). I canali di comunicazione proprietari costruiti dall’azienda (blog, newsletter, social ufficiali), inoltre, sono considerati più credibili e possono diventare asset strategici per raccontare cultura, visione e persone in modo autentico (Edelman Italia).

 

Cosa puoi cambiare da subito nella tua comunicazione
 

La cultura aziendale ha bisogno di tempo e attenzione per evolvere nella giusta direzione, ma, se pensi che la tua comunicazione ad oggi non rispecchi la vera anima dell’azienda e il cambiamento in atto, ecco tre azioni immediate per iniziare a lavorarci:

 

  • Semplifica il linguaggio (stop al ‘corporate-ese’)
    Spiega ruoli, responsabilità e processi in modo comprensibile. Ricordati anche che l’obiettivo è mostrare (e diventare) un’azienda dove il benessere delle persone è al centro, quindi non focalizzarti sugli incredibili risultati di fatturato che otterrete nel prossimo biennio, ma sulla positività dell’ambiente lavorativo.
     

E quando prepari un annuncio di lavoro ricordati che non vuoi essere il prossimo protagonista di uno di questi video:

 

 

 

  • Mostra le prove, non gli slogan
    Metti al centro della tua comunicazione le storie di team, progetti, numeri su crescita e formazione: tutto verificabile. Se le persone sono felici di lavorare nella tua azienda lasciale parlare in prima persona e diffondere la loro soddisfazione. Se non lo sono, prima rendile davvero felici e poi cedi loro la parola: un impiegato davvero coinvolto è il miglior brand ambassador che tu possa avere.
     
  • Dialoga sui canali giusti
    Presidia bene LinkedIn e Google, i due principali touchpoint utilizzati dai candidati per raccogliere informazioni. Cura la coerenza del tono e dei messaggi tra sito, social e annunci.

 

Tre casi italiani da osservare da vicino
 

La certificazione Great Place to Work® può essere un punto di arrivo e coinvolge tutte le aree aziendali, ma, se ci concentriamo sulla comunicazione, possiamo prendere spunto da tre realtà italiane che, ognuna a suo modo, concentrano la loro strategia comunicativa su benessere aziendale e persone, a discapito di celebrazioni sterili sui risultati di business. I tre esempi che abbiamo scelto mostrano strade comunicative diverse, ma hanno un punto in comune: la distanza tra comunicazione esterna e realtà interna è minima. È qui che nasce l’attrattività.

 

  1. Ferrero: coerenza di lungo periodo e attrattività misurabile

    Nel 2025 Ferrero è risultata l’azienda più attrattiva in Italia secondo il Randstad Employer Brand Research (68,5% di preferenze). Il dato non premia solo il brand di prodotto, ma una promessa occupazionale chiara su clima, sicurezza e sviluppo. La lezione: coerenza narrativa ed esperienza interna solida generano una reputazione che resiste nel tempo. La sua comunicazione, anche su canali non incentrati sul lavoro come Instagram, è incentrata sull’impatto positivo che l’azienda ha sul mondo e sulle persone.
     

     
  2. Marketing Espresso: tono vicino e cultura riconoscibile

    Marketing Espresso lavora da anni su un linguaggio diretto e formativo, lo stesso che porta nella propria comunicazione employer: chi li segue percepisce una cultura accessibile e hands-on. Il loro TOV ironico e colloquiale è diventato iconico e ha permesso all’agenzia di comunicare esclusivamente come dei content creator. Nei loro canali, infatti, troviamo solo contenuti informativi, meme e tips per gli addetti ai lavori, niente case study. Sai perché? Perché Mex punta da un lato ad attrarre risorse e clienti in linea con la propria vision e dall’altro con la sua comunicazione dimostra ampiamente le proprie competenze, senza necessità di flexare i suoi clienti. Risultato: contenuti che abbattono le barriere d’ingresso e fanno percepire che tipo di squadra ti aspetta.
     

     
  3. Reset Energia: educazione semplice su temi complessi

    Nel settore energia, Reset ha costruito sui social un tono didascalico ma colloquiale, rendendo comprensibili tariffe e consumi. Su LinkedIn, però, ha puntato soprattutto su una comunicazione rivolta ai propri dipendenti, attuali e futuri, raccontando il proprio modo di vedere e organizzare il lavoro. Non è l’unico tipo di comunicazione che fanno su LinkedIn, pubblicano ovviamente anche post che spiegano qual è il loro business e i servizi che offrono, ma sempre con un TOV coerente e leggero. Questa strategia consente loro di comunicare correttamente non solo con il proprio target, ma anche di attrarre potenziali dipendenti e valorizzare quelli attuali.
     
     

  

 

 

Employer branding: trasforma la strategia HR in una leva culturale


Come abbiamo visto, il mercato del lavoro ha subito dei grossi cambiamenti, portando a candidati più informati, livelli di engagement più bassi e aspettative crescenti sul piano umano e valoriale. L’employer branding può diventare un ponte tra cultura interna e attrattività esterna, se costruito su basi solide. Crediamo fermamente che non esista il talento senza la fiducia, riteniamo che fondamentale comprendere come investire le proprie risorse per passare da una comunicazione aziendale fredda e autocelebrativa a una comunicazione più inclusiva e friendly.

 

Un tono più semplice, meno celebrativo e più autentico aiuta a migliorare non solo l’immagine, ma anche le relazioni interne. Comunicare bene può diventare il primo passo per lavorare meglio.

 

Attenzione però: niente "washing". Comunicare qualcosa che non è reale, anche solo in parte, può infatti portare a delle debacle difficilmente recuperabili, che vi costringeranno a profondervi in scuse mentre siete vestiti con una tuta grigia. Recentemente questa sorte è toccata al brand Amabile, che al momento in cui scriviamo questo articolo si trova nel pieno della crisi dopo non aver rinnovato il contratto a una dipendente neomamma, assunta mentre era incinta (e usata nella comunicazione aziendale per promuovere l’inclusività del brand). 

Vuoi ripensare la tua comunicazione interna? Se stai costruendo una strategia di employer branding o vuoi migliorare il modo in cui racconti il tuo ambiente di lavoro, possiamo aiutarti.

Our sources

Great Place To Work – Italia 2025: https://gptw.greatplacetowork.it/blog/la-classifica-best-workplaces-italia-2025
Edelman Italia: https://www.edelman.it/
Randstad Employer Brand Research 2025 – Italia: https://www.randstad.it/azienda/mercato-del-lavoro/randstad-employer-brand-research/
Deloitte Global Gen Z & Millennial Survey 2025: https://www.deloitte.com/us/en/insights/topics/talent/recruiting-gen-z-and-millennials.html
Gallup, State of the Global Workplace: https://www.gallup.com/workplace/659279/global-engagement-falls-second-time-2009.aspx
Media Key: https://mediakey.it/news/ferrero-vince-il-randstad-employer-brand-2025/
Sprout Social Index 2025: https://sproutsocial.com/insights/the-state-of-social-media/