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Le nuove frontiere della SEO: da Google a TikTok

La ricerca online sta attraversando una rivoluzione: soprattutto social come TikTok (ma anche l'AI) stanno scardinando il monopolio di Google, durato più di due decenni.

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La SEO sta attraversando una rivoluzione silenziosa ma dirompente. Se per oltre due decenni Google ha rappresentato il principale (e spesso unico) punto di accesso all'informazione, oggi i comportamenti degli utenti stanno tracciando nuove rotte. L'avvento di piattaforme social come TikTok e Instagram ha trasformato profondamente il concetto stesso di "cercare qualcosa online".



Google non ha più il monopolio delle ricerche web; numeri significativi indicano che le persone utilizzano sempre più i social per effettuare ricerche di prodotti e questo colloca piattaforme come TikTok in un ruolo centrale nel panorama delle ricerche online.

Search Engine: la fine del monopolio di Google

Google ha rappresentato per anni il punto di accesso universale all'informazione, ma i dati attuali raccontano una storia diversa. Secondo Google stessa, quasi il 40% degli utenti tra i 18 e i 24 anni preferiscono TikTok o Instagram quando cerca un ristorante (ad affermarlo è stato Prabhakar Raghavan, Vicepresidente Senior di Google).

Uno studio di Forbes del 2024 ha evidenziato un calo del 25% nell'utilizzo di Google da parte della Gen Z rispetto alla Gen X. Allo stesso tempo, il 46% della Gen Z afferma di preferire social media come TikTok e Instagram ai motori di ricerca tradizionali. Anche Adobe conferma questa tendenza: quasi due americani su cinque utilizzano TikTok come strumento di ricerca.


Il panorama della ricerca sta dunque cambiando, passando da una logica di interrogazione testuale a una di scoperta visiva e immersiva. Le piattaforme social, con i loro contenuti brevi, stanno rispondendo meglio alle esigenze informative delle nuove generazioni. Non si tratta più solo di trovare risposte, ma di scoprirele in modo naturale attraverso contenuti che intrattengono, informano e ispirano.

La tendenza è chiara: i social stanno diventando strumenti di scoperta sempre più usati — e per molti aspetti più adatti alle nuove modalità di fruizione dei contenuti.


Di fronte a questo scenario, le aziende devono riconsiderare le proprie strategie SEO, abbracciando un approccio più fluido, adattabile e multicanale. In sintesi, la ‘googlabilità’ di un brand non è più sufficiente: serve anche la sua ‘TikTokabilità’.


TikTok come motore di ricerca emergente

Ormai è evidente: TikTok non è più solo una piattaforma di intrattenimento. Anche in Italia la tendenza è consolidata: all’inizio del 2025, si contavano quasi 20 milioni di utenti maggiorenni attivi. E secondo i dati divulgati dalla piattaforma, oltre il 60% degli utenti scopre nuovi prodotti proprio lì.
 


Secondo Hootsuite, una fetta importante di pubblico della Gen Z, più di 6 giovani su 10 tra i 18 e i 24 anni, lo utilizzano per trovare attività commerciali locali. Le ricerche più frequenti non si limitano a intrattenimento e tendenze: includono tutorial, recensioni, consigli pratici e guide rapide. ExplodingTopics (2025) rivela che tra i termini più cercati ci sono "Music" (150M), "Roblox", "ASMR", "Recipes", "Makeup", "Travel", "MrBeast" e molto altro.

La forza di TikTok risiede nella sua capacità di restituire risultati autentici, contestualizzati e fruibili in pochi secondi. Il formato video breve, lo storytelling informale e la pagina "Per Te" altamente personalizzata contribuiscono a trasformare la ricerca in un’esperienza immersiva. Per i brand, questo significa ripensare la propria presenza: dalla SEO tradizionale alla produzione di contenuti capaci di intercettare ricerche reali e conversazioni spontanee.

 

Dalla SEO tradizionale alla TikTok SEO

Fare SEO su TikTok non significa replicare le tecniche dei motori di ricerca. Certo, le parole chiave contano, ma vengono lette in modo diverso: nella voce dei video, nei sottotitoli, nelle caption e perfino nei suoni. La SEO tradizionale si fonda su keyword research, ottimizzazione on-page, backlinking e performance tecniche. L’obiettivo è far emergere contenuti testuali tra i risultati di Google. Con l’ascesa di TikTok, questa logica va aggiornata: la TikTok SEO si basa su un algoritmo che valuta engagement (watch time, commenti, condivisioni), segnali audio-visivi (parole chiave pronunciate, testo on-screen, caption) e dati contestuali (lingua, device, area geografica).


L’algoritmo valuta segnali di engagement e contesto: quanto un video viene visto, se viene commentato, da dove viene guardato.



 

Prepararsi al lancio: strategia per i brand italiani

I primi 3 secondi di un video sono cruciali: l’hook iniziale determina se l’utente continuerà a guardare. Le parole chiave devono essere integrate in ogni elemento del contenuto: voce, testo visivo, descrizione, hashtag, e persino nell’audio. Le didascalie possono raggiungere 4000 caratteri e rappresentano uno spazio strategico per approfondire.

Anche la bio del profilo è ottimizzabile: deve contenere keyword chiare, hashtag e una CTA efficace. A differenza della SEO per Google, dove la visibilità si costruisce nel tempo, su TikTok è possibile ottenere risultati immediati grazie alla viralità. Il contenuto è il veicolo principale della scoperta: è al tempo stesso asset, annuncio e canale.



I marketer devono quindi saper fondere competenze SEO e storytelling video per intercettare le ricerche dove avvengono: nei contenuti, non nei motori. Confrontando i due approcci è chiaro che l’ottimizzazione oggi passa anche dalla creatività e dalla comprensione delle dinamiche culturali di ciascuna piattaforma.

Per i brand, questo vuol dire unire competenze SEO e capacità di storytelling. Vuol dire pensare in ottica multicanale, ma soprattutto capire dove avvengono oggi le ricerche: dentro i contenuti, non (solo) nei motori.

La SEO è in continua evoluzione e il suo approccio in un continuo adattamento ai contesti. TikTok è solo uno dei nuovi canali a cui applicarla: nei prossimi articoli approfondiremo come cambia l’ottimizzazione dei contenuti su altre piattaforme social e nelle interfacce guidate dall’intelligenza artificiale. 

 
 


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